Piccioni quali agenti infestanti per i monumenti e abitazioni

Il Piccione cosiddetto di città o urbano è il risultato di numerosi incroci di razze domestiche di colombi. Alcuni esemplari, sfuggiti alla cattività o volutamente rilasciati dall’uomo, hanno trovato nell’ambiente urbano un habitat ideale per proliferare: pochi predatori o altre specie antagoniste, grande disponibilità di cibo, numerosi ripari per sostare e nidificare. I periodi di riproduzione coprono tutto l’anno e consistono in 5-6 covate di 2 uova ciascuna. Nelle regioni centrali italiane la percentuale di sopravvivenza è del 45%. Sono molti i cittadini italiani che lamentano disagi imputabili a questi uccelli, sia a carico degli edifici che della salute delle persone e di altre specie animali. I fattori scatenanti tali disagi riguardano il sovraffollamento in aree urbane – sovrapopolazione ed eccessiva concentrazione soprattutto nei centri storici - e quindi dell’accumulo (nei siti di sosta e di riproduzione) di guano (escrementi), piume, resti alimentari e resti di nidi dismessi. In alcune delle più grandi città italiane si è arrivati a stimare la presenza di piccioni in 100.000 unità, con una densità pari a 3000 soggetti per chilometro quadrato.

Danni ambientali  

Come sarà chiaro a molti abitanti dei quartieri storici delle nostre città d’arte e non solo, la contaminazione fecale in strade, piazze, edifici pubblici e privati è fonte di oneri a carico dei servizi di Igiene pubblica, ma anche dei cittadini. Ingenti danni si hanno su materiali lapidei e marmi in particolare, ma anche su altri materiali da costruzione e sono dovuti ad una combinazione di azione meccanica, chimica e microbiologica. La prima, quella meccanica, consiste nell’erosione del materiale sottostante tramite zampe e becco, che vanno a scavare per cercare e poi ingerire il materiale lapideo e assumere minerali, come ad esempio il calcio, necessari per la digestione dell’animale. Questa azione determina oltre all’ erosione delle superfici l’allargamento delle fessure sui materiali. L’azione chimica è determinata dagli escrementi i quali attirano i solfo-batteri che sbriciolano il marmo, nonché funghi e licheni che ne compromettono la compattezza. In aggiunta a ciò anche gli agenti atmosferici e l’umidità dell’aria, combinandosi con il guano depositato sulle superfici, contribuiscono fortemente all’azione corrosiva su marmi e intonaci. L’acqua ad esempio porta i componenti chimici all’interno delle fessure, favorendo l’azione corrosiva in profondità. Il guano poi, con la sua funzione acida, scioglie la pietra penetrando nelle micro fessure. Quando si solidifica tende a staccarsi portando via con sé frammenti di pietra che, seppur infinitesimali, vista la presenza massiccia dell’animale e la durata prolungata nel tempo di queste dinamiche, diventano complessivamente rilevanti.

I piccioni sotto l'aspetto igenico sanitario

Il piccione è l'animale molesto urbano per eccellenza ed è un portatore potenziale di trasmissione di malattie infettive. Sporca, imbratta, rovina ed è rumoroso. È il piccione, la specie più comune di volatili infestanti che si insedia nelle aree urbane, nei centri storici e rovina manufatti pubblici e privati. Il piccione è portatore di circa 60 malattie, alcune delle quali mortali, contagiose per l'uomo e per gli animali domestici, i cui agenti patogeni vengono trovati nei loro escrementi. Citiamo solo alcune tra le più comuni e pericolose: Salmonellosi, Criptococcosi, Istoplasmosi, Ornitosi, Aspergillosi, Candidosi, Clamidosi, Coccidiosi, Encefalite, Tubercolosi, ecc. Gli agenti patogeni di queste malattie vengono trovati negli escrementi dei piccioni. Non è necessario il contatto diretto il contatto può essere aereofobo. Nei nidi o nelle colonie di volatili, c'è sempre la presenza dei loro ectoparassiti, in particolare pulci, cimici, zecche (zecca molle del piccione - argas reflexus -) ed acari, che spesso causano forti infestazioni all'interno di edifici ove sono posti i nidi. Questa è fonte di seri problemi igienico-sanitari, essendo questi insetti a loro volta vettori di gravi malattie infettive ed anche potenziali parassiti dell'uomo.

Gli aspetti legali  

I "piccioni ", per effetto di una sentenza istruttoria del Pretore di Cremona del 18 gennaio 1983, sono considerati alla stregua di tutti gli animali allevati e quindi passibili di ogni azione di sfruttamento, compresa la cattura e l'uccisione.
La sentenza approfondiva il concetto di "urbanizzazione" del colombo specificando che non devono valere per i colombi urbani le normative della Legge che riguarda la fauna selvatica come patrimonio indisponibile dello Stato. Si è convenuta l'esistenza di una varietà domestica del piccione (Columba livia) definendo i piccioni che abitano le città animali randagi. Il 25 novembre 1993 l'Istituto Nazionale Fauna Selvatica accreditava la sentenza del Pretore Francesco Nuzzo esprimendosi in questo modo." Si ritiene che la posizione sistematica, ecologica e legale dei cosiddetti piccioni di città sia quella di specie non appartenente alla fauna selvatica. Si tratta infatti di popolazioni la cui origine deve essere ricondotta a forme domestiche del colombo selvatico (Colomba livia f. domestica) sfuggite al controllo da parte dell'uomo…".


L'art. 19 della Legge 157/92 prevede la concreta possibilità di adottare metodi di controllo efficaci (piani di abbattimento) ai fini della tutela del patrimonio zootecnico, per motivazioni sanitarie, per la tutela del patrimonio artistico, per la difesa delle specie selvatiche.
Per effetto di quanto sopra esposto i piccioni urbani non sarebbero più patrimonio indisponibile dello stato, quindi, suscettibili di attività atte al loro controllo.